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Da anni l'ISTAT rileva come i maschi abbiano spesso difficoltà scolastiche: si diplomano o laureano in più tempo e con voti peggiori. Le laureate infatti sono quasi il 57% del totale con punte del 73% nelle facoltà umanistiche (dati MIUR 2005). Il famoso 110 e lode è preso dal 26,9% delle studentesse contro il 17,7% degli studenti maschi. Idem per gli abbandoni: il 10,3% delle studentesse abbandona, mentre per gli uomini è il 15,4%. Dati preoccupanti, ma il trend è in crescita.

Molti assessorati alle pari opportunità regionali e provinciali invece di sanare il disequilibrio sociale lo incrementano ulteriormente (incredibile vero?) adottando misure "aggravanti" come ad esempio quella in Toscana (nel programma FSE 2007/2010) che offre alle sole donne buoni studio e parziali rimborsi per le facoltà scientifiche (a maggior presenza maschile), ma non offre niente ai maschi per incentivarli ad iscriversi alle facoltà umanistiche e letterarie. (dove sono in netta minoranza).

In alcuni paesi occidentali invece si corre ai ripari. In Norvegia ad esempio la Ministra delle Pari Opportunità Karita Bekkemellem ha costituito un comitato di 32 uomini per riequilibrare i diritti degli uomini in sfere come l’educazione, il divorzio e la salute. Anche i norvegesi maschi infatti ottengono risultati peggiori a scuola rispetto alle compagne, soffrono di malattie diverse, e spesso poco considerate, da quelle femminili, ottengono raramente la custodia (si intende anche quella condivisa) dei figli nelle cause di divorzio.

Bisogna risolvere in Italia quanto prima il problema della discriminazione sessuale nelle scuole.




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